Sport e inclusione femminile. Se ne è parlato il 7 marzo a Roma, nella sala Marconi del Consiglio nazionale delle ricerche, di fronte a un folto pubblico di studenti provenienti dalle scuole romane. La giornata è stata organizzata dall’Unità di prevenzione e protezione del Cnr (Cnr-Spp), in collaborazione con l’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Cnr-Irpps) e le Unità comunicazione e formazione del Cnr. Fare sport fa bene a tutti, in particolar modo alle donne, ma queste tra impegni di lavoro, famiglia e figli da accudire tendono spesso a trascurare l’attività fisica.
“L’attività fisica è un fattore preventivo per molte malattie, in particolar modo per le donne”, ha spiegato Roberto Volpe del Cnr-Spp. “Fare sport inoltre fa stare bene, si stringono amicizie, si è più sereni”.
Le regole d’oro per diffondere maggiormente lo sport al femminile sono state illustrate da Paola Rodinò, del Cnr-Spp, quale esito del programma di ricerca europeo Women’s Hurdles (Womens Hurdles) finanziato nell’ambito del programma Erasmus + sport.
I ricercatori dell’Irpps-Cnr Tintori, Ciancimino e Cerbara hanno successivamente affrontato con i ragazzi gli stereotipi di genere, che vogliono le donne indirizzate a determinate attività sociali ed escluse da altre; a dimostrare che non esistono barriere insormontabili è arrivata successivamente la testimonianza di quattro campionesse di sport ritenuti esclusivamente maschili (pugilato, judo, pesca subacquea e paratriathlon) arrivate al successo attraverso la volontà e la costanza della pratica.
La giornata si è conclusa con l’esortazione alle ragazze e ai ragazzi a praticare più sport. Un’abitudine che va appresa durante gli anni della scuola, sperimentando e divertendosi. Lo sport, oltre ai suoi benefici effetti fisici, è infatti un efficacissimo veicolo di inclusione e partecipazione, che in ogni momento della vita, può fare la differenza per il nostro benessere.
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Social