Gen 2017

Sul massiccio roccioso del monte Cornón, nel Trentino orientale, sono visibili migliaia di pittografie e scritte che testimoniano tre secoli di attività pastorale; più di 30.000 graffiti che contengono perlopiù iniziali, sigle, date, nomi, conteggi del bestiame, figure di animali, ritratti, messaggi di saluto e annotazioni diaristiche. Una ricerca condotta dall’Ivalsa-Cnr li ha messi in relazione ai fattori climatici, aprendo nuovi scenari sulla storia alpina. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale Human Ecology, ha utilizzato l’analisi dendrocronologica (lo studio degli anelli di crescita degli alberi) su un campione di 131 piante tra specie arboree locali (abete rosso, larice, pino cembro e pino silvestre).  “La frequenza delle scritte è stata calcolata sommando, anno per anno, il numero di iscrizioni accompagnate da una data; il confronto, realizzato su un lasso di tempo compreso tra la metà del 1600 e la metà del 1900, ha evidenziato una correlazione intermittente tra le scritte e gli anelli degli alberi. Da qui si è partiti per individuare i fattori climatici che hanno influito sulla crescita delle piante, presumibilmente gli stessi fattori che hanno influito sull’attività dei pastori”, spiega Mauro Bernabei, responsabile del laboratorio di dendrocronologia dell’Ivalsa-Cnr. “Grazie a questo studio, svolto in collaborazione con il Museo degli usi e costumi della gente trentina di San Michele all’Adige, abbiamo dimostrato che le condizioni climatiche hanno influenzato l’intensità della produzione delle scritte e, quindi, per supposizione, anche l’intera attività di pastorizia transumante della zona, visto che, almeno per alcuni periodi, alberi e numero di scritte sono stati favoriti da estati calde e lunghe”.

Il clima, tuttavia, non sembra essere stato l’unico fattore a influenzare l’attività dei pastori. “Uno dei risultati più interessanti della nostra ricerca è l’aver dimostrato come l’influenza del clima sia intercalata a periodi dove altri sono stati i fattori guida più importanti”, conclude Bernabei. “Guerre, tensioni sociali e instabilità politica hanno inciso profondamente sulle attività di un’area come quella presa in considerazione, determinando una maggiore o minore presenza di forza lavoro oppure diverse condizioni di svolgimento dell’attività da parte dei pastori attivi sul territorio. Emblematico in questo senso è il periodo che comprende le due guerre mondiali”.

 

 

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