Apr 2014

L’orata allevata è la specie ittica che offre il maggior apporto di omega-3. Sono i dati emersi dalla ricerca condatta da tre istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Istituto di biologia ambientale e forestale del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibaf-Cnr), l’Istituto di ricerca sull’impresa e sullo sviluppo (Ceris-Cnr), l’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa-Cnr), nell’ambito del progetto Sanpei che ha come scopo la diversificazione dell’acquacoltura italiana e la sua valorizzazione nella ristorazione scolastica.

Le orate di allevamento presentano, infatti, livelli di acidi grassi omega-3 ben otto volte superiori a quelli delle spigole di allevamento e 2,5 volte superiori alle spigole di cattura, mentre nelle spigole di allevamento i livelli sono più bassi rispetto alle spigole selvatiche. Per quanto riguarda gli elementi tossici, piombo e cadmio, nei campioni allevati i livelli risultano al di sotto dei limiti di legge, mentre nel pesce selvatico il piombo risulta pari o leggermente superiore ai limiti. Il pesce di allevamento presenta però una quantità maggiore di grassi, a causa dell’utilizzo di mangimi composti da farine e oli di pesce e vegetali, senza differenze sostanziali tra allevamento biologico e convenzionale.

È però necessaria un’attività dedicata per modificare le scelte alimentari dei bambini. “I bambini coinvolti nel progetto educativo mangiano progressivamente sempre un po’ di più della loro porzione di pesce e alla fine dell’anno scolastico gli scarti sono del 7%, contro uno scarto medio del 40% circa degli altri bambini”, conclude Pagliarino. “L’analisi del gradimento delle varie specie ittiche rileva forti differenze: trota e orata, somministrate a progetto educativo inoltrato, registrano la minore percentuale di scarto, rispettivamente del 12 e 11. La spigola proposta all’inizio della fase educativa ha uno scarto medio del 32%, quello di merluzzo e platessa somministrate senza alcun intervento educativo è del 43%”.

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