Nov 2013

Per conoscere la struttura interna di un vulcano e il suo funzionamento finora i vulcanologi si sono sempre basati su dati raccolti direttamente dalla superficie del vulcano e dall’analisi dei materiali che fuoriescono al momento dell’eruzione (gas, lapilli, cenere e lava, ecc.).

Una ricerca pubblicata sulla rivista Scientific Reports di Nature, frutto del lavoro congiunto del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) con l’Istituto Nazionale di Geofisica (Ingv) e l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), ha utilizzato un nuovo metodo per monitorare fenomeni vulcanici come le risalite di magma che precedono l’inizio delle eruzioni nell’Etna.

Per la prima volta lo studio si avvale sia di dati satellitare che delle misure di deformazione del  suolo che avvengono nel corso dei fenomeni vulcanici.

Attraverso i dati provenienti da radar satellitari, come Ers/Envisat e Cosmo-Skymed, è possibile misurare variazioni della struttura del suolo anche molto piccole, spesso però  questi fenomeni non causano modifiche del suolo così significative. Per avere previsioni ancora più precise il team di ricerca ha incrociato i dati satellitari con  idati gravimetrici, che misurano i cambiamenti del campo gravitazionale, per stimare meglio la quantità di masse di magma presenti sotto il vulcano, e riconoscere casi di risalita di magma, anche quando non causano rilevanti mutamenti del suolo.

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