Gen 2020

Rai2-Tg2 Dossier Dal 2000 ad oggi i ghiacciai trentini hanno perso in media 25 metri di spessore, il ghiacciaio della Marmolada si è ridotto in dieci anni del trenta per cento e tra non molto potrebbe scomparire. A rivelarlo, uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), delle Università di Genova e Trieste, dell’Università gallese di Aberystwyth e dall’ARPA Veneto, che ha messo a confronto due rilievi geofisici sul ghiacciaio effettuati nel 2004 e nel 2015.

Il ghiacciaio, un tempo massa glaciale unica, è ora frammentato e suddiviso in varie unità, dove in diversi punti affiorano masse rocciose sottostanti. Il terreno della Marmolada è irregolarie e costituito da dossi e rilievi, se il ghiaccio fonde gradualmente, le aree in rilievo affiorano, diventando fonti di calore interne al ghiacciaio stesso. Questo aspetto, unito al cambio di albedo (la neve e il ghiaccio sono bianchi e riflettono molta radiazione solare, mentre la roccia, più scura, ne riflette di meno) sta accelerandone la già forte e rapida fusione della Marmolada. La ricerca ha inoltre evidenziato che, se il tasso di riduzione continuerà di pari passo come nel decennio analizzato, nel giro dei prossimi 25-30 anni il ghiacciaio sarà praticamente scomparso, lasciando il posto solo a piccole placche di ghiaccio e nevato, alimentate dalle valanghe e protette dall’ombra delle pareti rocciose più elevate, non più dotate di crepacci e di movimento.

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