Mar 2015

E’ arrivato il giorno dell’eclissi del 30 marzo, evento tanto atteso da tutti ma in special modo dagli scienziati perché, se in Italia si mostra visibile in modo parziale, il suo massimo effetto è osservabile dall’Artico; qui il Cnr, in particolare con l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima e con l’Istituto di Acustica e Sensoristica, è coinvolto in ricerche legate allo studio della radiazione solare.
Claudio Rafanelli, direttore dell’Idasc-Cnr, ci spiega perchè l’eclissi è così importante per la scienza.
“Il fenomeno, oltre ad essere uno spettacolo suggestivo, è anche un’occasione imperdibile per chi fa ricerca. L’eclissi produce un calo veloce della radiazione solare e, di conseguenza, dell’energia disponibile per i processi chimici e dinamici soprattutto negli alti strati atmosferici. Questo perché la radiazione solare scompare del tutto nella zona d’ombra, ma resta in parte sia nella sua componete diffusa, sia in quella diretta nella zona di penombra. Per il mondo della ricerca il fenomeno è importante perché è l’unico momento in cui è possibile osservare la corona solare e studiarne la composizione e la dinamica; negli altri momenti la radiazione proveniente dal sole è così intensa da mascherarne la visione
Inoltre, essendo la stratosfera una zona tra circa 10 e 50 km di altezza, dove si presentano numerosi reazione fotochimiche, alcune delle quali fondamentali per dare vita allo strato di ozono, è quindi ragionevole aspettarsi che la rapida diminuzione di radiazione conseguente all’eclissi sia in grado di cambiare l’intensità di tali processi e quindi influenzare il profilo di concentrazione di ozono”.

Immagini artico credits: Vittorio Tulli, Uiec-Cnr

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