Ago 2016

La spedizione internazionale oceanografica ‘Icefish 2004’, parte da Punta Arenas (Cile), per arrivare a Cape Town (Sud Africa). A bordo 30 scienziati, provenienti da Stati Uniti, Francia, Germania, Italia, Nuova Zelanda, Australia, Sud Africa e Regno Unito, hanno affrontato per la prima volta lo studio della biodiversità dei pesci del sub-Antartico e dell’impatto evolutivo dei cambiamenti climatici globali in corso.
La spedizione, si è svolta a nord e a sud del Fronte Polare Antartico, a bordo del rompighiaccio Nathaniel B. Palmer.

“Sulla struttura/funzione di emoglobine e sui loro geni non si conosceva nulla, per riempire questo vuoto, abbiamo raccolto i tessuti necessari (sangue, milza, testicoli, fegato, branchie, etc) da tutte le specie di pesci sub-antartici raccolti” spiega Guido di Prisco dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Cnr (Ibbr) che ha partecipato alla spedizione. “Abbiamo campionato pesci nelle acque delle isole sub-antartiche, per poi studiarne l’evoluzione, le strategie e il modo di vita, la dinamica di popolazione, le caratteristiche biochimiche, fisiologiche e molecolari, allo scopo di valutarne la sensibilità agli effetti del riscaldamento dell’Oceano Meridionale” ha aggiunto.

L’Ibbr è da decenni protagonista nello studio in Antartide degli adattamenti fisiologici ed evolutivi a basse temperature, in particolare del sistema di trasporto dell’ossigeno (centrato sulle emoglobine) nei pesci polari. Per comprendere appieno le basi molecolari dell’adattamento al freddo della respirazione nei pesci, le regioni sub-antartiche sono essenziali, in quanto si tratta di ambienti intermedi tra i polari e i temperati.

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