Giu 2019

Sono trascorsi 20 anni dalla fine della guerra in Kosovo. Riproponiamo, per l’occasione, un servizio in cui si parla di una ‘due giorni’ di studio e confronto nelle enclave serbe nel territorio kosovaro albanese, che ha visto la partecipazione dei maggiori studiosi di arte bizantina e delle università italiane di Trieste e la Sapienza di Roma, con il patrocinio dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Cnr.

In questa terra martoriata da una guerra sanguinosa e segnata da rivalità e divisioni profonde, l’associazione ‘Amici di Decani’ ha organizzato due incontri dal titolo ‘Radici dell’incontro’ e ‘La semina della tolleranza’, con due sessioni svoltesi nel monastero ortodosso di Visoki Decani e in un luogo simbolo della tragedia balcanica come la città di Prizren, oggetto di una devastazione della quale restano ancora ben visibili i segni.

Il monastero di Decani, patrimonio dell’Unesco, insieme al vicino patriarcato di Pec, è una delle massime testimonianze dell’arte bizantina: “Il ponte naturale tra l’Oriente e l’Occidente, il fondamento per una reale coscienza europea”, così lo ha definito Massimo Cacciari. Questi luoghi vivono però una pesante discriminazione da parte della maggioranza albanese musulmana e, talvolta, sono oggetto di attacchi espliciti.
Il valore delle testimonianze ortodosse è stato sottolineato dallo storico dell’arte Valentino Pace dell’Università di Udine, direttore scientifico del convegno: “Questa area è la Toscana dei Balcani e gli intellettuali italiani e occidentali devono smettere di valutarla con il sussiego e il senso egemonico che li caratterizza, solo perché qui non hanno operato i grandi nomi dell’arte medievale come Giotto o Simone Martini”.

Leave a Reply

  • (will not be published)