Gen 2014

Rai3 Tgr Veneto – La ricerca ha bisogno di grandi investimenti, grandi obiettivi  e di sinergie internazionali, ingrendienti necessari per permettere di traguardare sia gli avanzamenti della conoscenza, sia i potenziali sviluppi utili alla società.

In questo contesto si inserisce Prima, un esperimento di cui si sono appena inaugurati gli impianti presso l’Area della ricerca del Cnr di Padova, teso a realizzare e testare il ‘cuore’ di Iter, futuro reattore sperimentale a fusione nucleare che è parallelamente in costruzione in Francia. Prima e Iter, rispetto agli esperimenti di fusione nucleare attualmente in corso, implicano però un ‘salto’ enorme: un sistema di accelerazione da 1 MegaVolt (un milione di Volt), una potenza di 16 MW, un’efficienza del 30%, la possibilità di rimanere attivo per un’ora a ogni accensione, contro i 500 KV, i 6 MW, il 25% e i 10 secondi attuali. Le performance dovranno poi migliorare fino ad arrivare al funzionamento in continuo, a 30 MW e col 60% di efficienza. Se l’esperimento di Prima riuscirà, cioè se l’iniezione del fascio di particelle chiamate neutri riuscirà a riscaldare il plasma, il processo di fusione potrà prendere il via.

Prima coinvolge, oltre all’Italia con Cnr, Università di Padova, Infn, Enea e Acciaierie Venete, anche laboratori di Gran Bretagna, Germania, Francia, Giappone e India. L’investimento italiano finora è stato di 20 milioni di euro, a fronte di un ritorno in commesse per aziende italiane di 36,5 milioni, mentre il valore complessivo delle attrezzature è di oltre 200 milioni. Iter nel suo complesso costerà molto di più, 15 miliardi di euro, ma questa cifra così ingente appare irrisoria se si considera che il consumo energetico mondiale ‘pesa’ 25 miliardi di euro al giorno. Se le cose funzioneranno, insomma, ci saremo ripagati l’investimento in appena mezza giornata.

 

 

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