Giu 2014

Uno dei sintomi più invalidanti della sclerosi multipla è la stanchezza cronica per la quale non esistono ancora terapie efficaci.

Il Let’s (Laboratory of Electrophysiology for Translational neuroscience) dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istc-Cnr) ha sperimentato nelle strutture dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma e illustrato sulla rivista ‘Journal of Neurology’, una nuova terapia basata sulla neuromodulazione, al fine di attenuare il senso di debolezza nei pazienti affetti da sclerosi multipla.

“Nelle persone con sclerosi multipla, con l’aumento della debolezza, crescono le alterazioni dell’attività e dei rapporti funzionali di alcune aree del cervello”, spiega Franca Tecchio dell’Istc-Cnr, coordinatrice dello studio. “Con l’affaticamento, le aree di controllo del movimento divengono troppo eccitabili, mentre quelle somatosensoriali, che ricevono informazioni tattili e percettive dal corpo, lo divengono meno e comunicano male con le prime”.

L’obiettivo dell’équipe era riuscire a compensare queste alterazioni. “Abbiamo adattato una neurostimolazione che aveva già reso i soggetti sani più resistenti all’affaticamento ai pazienti affaticati, stimolando esclusivamente le aree somatosensoriali senza aumentare ulteriormente l’eccitabilità delle regioni di controllo del movimento”, continua Tecchio. “In pratica, abbiamo posizionato sulla testa della persona affetta da Sm un elettrodo sagomato in base alla propria risonanza magnetica cerebrale, applicando così la stimolazione transcranica con corrente continua sulle regioni somatosensoriali di tutto il corpo, arti inclusi”.

Per verificare gli effetti della terapia, i ricercatori hanno somministrato a ciascun paziente due blocchi di stimolazione, uno reale, l’altro placebo, in modo casuale. Ogni blocco consisteva in 5 giorni di neuromodulazione transcranica in corrente continua per 15 minuti, sulle aree primarie somatosensoriali di entrambi gli emisferi. Mentre il placebo non ha sortito alcun effetto, il trattamento personalizzato ha ridotto la fatica in media del 26%. I primi risultati dell’esperimento sono quindi incoraggianti e  aprono prospettive terapeutiche del tutto nuove nella cura delle malattie neurologiche.

Ora il campione verrà ampliato a un gruppo di circa 50 pazienti, con un trial clinico europeo che coinvolgerà più centri anche esteri e sarà messo a punto un trattamento domiciliare.

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