Giu 2018

(Askanews) – “Certamente il cervello è modulabile per il fenomeno della plasticità. E quindi i messaggi che ci arrivano influenzano il funzionamento del nostro cervello. Nella situazione moderna dove i mezzi di comunicazione dominano, i messaggi vengono ripetuti, arrivano alle nostre orecchie continuamente tanto che spesso non possiamo neanche parlare”. A lanciare l’allarme è il neurobiologo Lamberto Maffei – Presidente Emerito dell’Accademia dei Lincei, già direttore dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr, professore emerito alla Normale di Pisa – interpellato a margine della cerimonia per la chiusura dell’Anno Accademico 2017-2018 dei Lincei. “Pensate ai giovani, se gli leviamo lo smartphone sono disperati, non possono più pensare perché lo smartphone è diventato, lasciatemi dire, un pezzo di cervello perché quello che gli viene detto ritorna e ritorna. E allora – avverte Maffei – il cervello diventa come una pecora, segue tutto quello che gli viene detto e questo è pericoloso perché il cervello diventa poco critico, il cittadino diventa poco critico e segue il pastore che grida di più”.  Nella sua conferenza conclusiva, dal titolo ‘Ambiente e cervello: un dialogo continuo’, Maffei si è soffermato sui possibili rischi legati alla diffusione dei social e sulla necessità di assicurare al nostro cervello adeguati stimoli lungo tutto l’arco della vita, quindi anche nella fase discendente che, lentamente, ci conduce alla vecchiaia. “Il cervello a qualsiasi età ha bisogno di stimoli per ben funzionare e particolarmente il cervello dell’anziano, perché lui li ha persi, perde contatti. Il soggetto – sottolinea il neurobiologo – va in pensione, perde gli amici, non ha più quel contatto verbale anche in famiglia perché le famiglie sono un po’ sparse, nessuno lo ascolta. Anche gli strumenti di comunicazione, come lo smartphone è difficile per lui, non riesce a usarlo. E lui perde contatti, perde stimoli e perdendoli accelera il suo declino cognitivo. È dovere sociale, è dovere del medico dargli questi stimoli perché lui ne ha bisogno”.

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