Gen 2015

Si è conclusa la prima campagna di indagini, documentazione e avvio delle attività di monitoraggio e restauro nell’area della necropoli di Porta Nocera a Pompei, che la Soprintendenza Speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia ha affidato ad un team di archeologi e restauratori tra cui i ricercatori dell’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr (Ibam-Cnr).

La necropoli di Porta Nocera fu portata alla luce negli anni ’50 del secolo scorso. I successivi interventi sono stati perlopiù di natura archeologica e risalgono agli anni ’80.

L’Ibam-Cnr ha curato gli aspetti strettamente archeologici della ricerca sul campo, focalizzando l’attenzione su una rilettura complessiva dell’intera area per l’acquisizione di uno stato aggiornato delle conoscenze.

Le indagini geofisiche del team guidato dall’Ibam-Cnr di Lecce hanno riportato in evidenza l’intero sistema dell’area della necropoli e i suoi rapporti con la città esterna al di là di Porta Nocera mentre gli specialisti del ‘Laboratorio di archeologia immersiva e comunicazione multimediale’ dell’Ibam-Cnr di Catania hanno lavorato sulla documentazione archeologica sinora nota avviando la costruzione di un piano di comunicazione del contesto archeologico, vero elemento di novità di questa prima campagna di attività.

L’Ibam-Cnr sta ora lavorando ad una piattaforma informatizzata che offrirà un nuovo modo di comunicare il dato archeologico di grandi contesti, come Pompei, elaborando un sistema di visualizzazione spaziale dei dati dell’intera area su cui potranno confrontarsi e lavorare, in maniera interoperabile e collegiale, i diversi team di specialisti impegnati nel progetto (archeologi, restauratori, architetti, geologi, geofisici, informatici, etc.). “Vogliamo definire un nuovo modo di leggere e comunicare l’archeologia oggi”, dichiara Daniele Malfitana.  “E’ indispensabile partire da un punto di osservazione privilegiato, rappresentato dal dato reale che spesso viene bypassato per giungere a rappresentazioni virtuali talora costruite senza una conoscenza analitica del contesto e del monumento, rischiando così di offrire aspetti disneyani che poco hanno a che fare con la ricerca scientifica applicata all’archeologia”.

La documentazione sinora acquisita permetterà di gestire, attraverso piattaforme 3D GIS e Webgis e specifiche App  per la divulgazione, i modelli tridimensionali realizzati nonché la miriade di altri dati (pitture, iscrizioni, manufatti, etc.) aiutando così a programmare, in real time,  gli interventi di restauro, di conoscenza e di studio integrato del monumento o dell’area scelta.

“Pompei diventa, dunque, una palestra di sperimentazione tecnologica eccezionale, sia per le fasi di conoscenza che per quella di divulgazione e comunicazione”, conclude Daniele Malfitana.

 

Leave a Reply

  • (will not be published)