Francesca Di Rosa

Apr 2021

Il sistema immunitario è in grado di conservare un ricordo. Quando, per esempio, viene in contatto con un microbo che ha causato una malattia infettiva, ne serberà traccia per il futuro. In questo modo, nel caso in cui lo dovesse incontrare ancora, è in gradi di attivarsi per tempo e proteggerci dall’insorgere della malattia. Lo stesso principio è alla base dei vaccini.

“Nel vaccino ci sono delle particelle, delle molecole inerti che mimano il microbo”, spiega Francesca Di Rosa, dell’Istituto di biologia e patologia molecolari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibpm). “Questo è importante perché nel vaccinarci acquisiamo il ricordo di quelle molecole, ne rimane una traccia dell’avvenuto incontro nel nostro sistema immunitario, sotto forma di anticorpi, di linfociti e di altri tipi di meccanismi. Quindi – continua l’esperta – quando incontriamo il microbo vero, il suo ricordo fa sì che la nostra risposta sia molto più efficace e non si sviluppi la malattia infettiva”.

Spesso – ma può dipendere dal tipo di vaccino – si può presentare la necessità di un richiamo, a distanza della prima inoculazione. Dopo la prima dose, infatti, che già di per sè è sufficiente a generare anticorpi, il livello degli stessi sale sensibilmente con la seconda, garantendo un meccanismo di difesa ben più efficace.

“Il Cnr risponde” è uno spazio di informazione dedicato alle principali questioni di attualità. Gli esperti dell’Ente mettono a disposizione del pubblico la propria conoscenza con pillole video di due minuti e un linguaggio semplice e diretto.

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