Gen 2022

Roma d’inverno offre uno spettacolo naturalistico impressionante, quasi inaspettato da vedere in una città così grande. Ogni sera, poco prima del tramonto, migliaia di uccelli coordinano il loro movimento e appaiono come un unico organismo per difendersi dai predatori. Sono stormi di storni. Osservandoli è inevitabile chiedersi come riescano a esibire un movimento collettivo così perfetto.

“Si potrebbe pensare a un direttore d’orchestra, un unico uccello, il capobranco, che dirige il gruppo e che decide che movimenti eseguire”, spiega Stefania Melillo, dell’Istituto dei sistemi complessi del Cnr (Cnr-Isc) di Roma e componente del gruppo di ricerca  ‘Cobbs’ (Collective behaviour in biological systems), nato dalla collaborazione Cnr e Università ‘sapienza’ di Roma. “Ma in realtà, i dati raccolti sul campo, mostrano che questi stormi sono sistemi auto-organizzati, nei quali non c’è un leader ma tutti gli uccelli possono dare il via a una manovra e nei quali il comportamento collettivo è frutto dell’interazione tra gli individui”.

Il fenomeno dell’autorganizzazione non è limitato agli storni, ed è anzi molto diffuso nel regno animale. Più in generale, il comportamento collettivo auto-organizzato è diffuso anche nel contesto dei fenomeni sociali ed economici. “Troviamo comportamento collettivo auto-organizzato, ad esempio, quando, alla fine di un concerto o dopo una manifestazione di piazza, una grande massa di individui deve uscire da uno spazio confinato, o nella formazione di trend e flussi di opinione, o ancora nella creazione di bolle speculative nei mercati finanziari”, prosegue Melillo. “Ecco quindi che studiare il meccanismo alla base del comportamento collettivo negli uccelli, può contribuire alla comprensione di una classe di fenomeni molto più ampia, essenzialmente quella dei sistemi complessi.

Il gruppo di ricerca ‘Cobbs’ è uno dei pochi che raccoglie dati sugli stormi nel loro ambiente naturale. “Per studiare il comportamento collettivo negli stormi, dalle terrazze di alcuni palazzi romani, abbiamo registrato dei video con un sistema di telecamere stereometriche, ricostruendo le traiettorie tridimensionali dei singoli individui nel gruppo”, spiega ancora la ricercatrice. “L’analisi di queste traiettorie svela che il segreto del movimento collettivo è una interazione a corto raggio. Per generare il comportamento collettivo, gli uccelli non hanno bisogno di tenere sotto controllo tutti i membri dello stormo, ma solo alcuni, una decina, nelle loro vicinanze. Il meccanismo è simile a quello che abbiamo quando siamo in macchina fermi al semaforo. Non abbiamo bisogno di vedere tutta la fila di macchine, ma guardiamo solo qualche macchina davanti a noi e una volta che il semaforo è verde l’onda del movimento si propaga a tutta la fila”.

“Nel caso degli storni, infatti, i dati mostrano che, quando un uccello dà il via alla manovra e cambia direzione di volo, i primi a reagire sono i suoi vicini, che si accorgono del suo cambio di direzione e lo imitano. A questo punto, con una sorta di passaparola, il cambio di direzione si propaga molto velocemente in tutto lo stormo, in modo che il movimento sia repentino e allo stesso tempo il gruppo rimanga coeso”, conclude Melillo.

Per saperne di più: www.isc.cnr.it/groups/cobbs/

Leave a Reply

  • (will not be published)