Mag 2017

Askanews – La scienza è al lavoro per trovare gli strumenti più efficaci per combattere la Xylella fastidiosa, batterio patogeno delle piante che colpisce le coltivazioni di ulivo e che, in Italia, si è diffuso in ampie zone della Puglia provocando danni ingenti.

In prima fila nella ricerca di soluzioni il Cnr, che per primo 4 anni fa ha segnalato l’arrivo del batterio, e che da allora coordina diversi studi sulla Xylella illustrati a Roma durante un incontro organizzato dall’Ente per fare il punto su risultati e prospettive, come spiega il Presidente del Cnr Massimo Inguscio. “Quello che si vuole dimostrare oggi è che la scienza, la ricerca pubblica, in particolare quella del più grande ente di ricerca che abbiamo da più di 90 anni, è al servizio del progresso del Paese e, in generale, mondiale perché ormai la ricerca non ha confini. I ricercatori del Cnr, interagendo con gli agricoltori, – prosegue Inguscio – hanno nella sostanza scoperto delle specie di ulivo che sono resistenti a questo batterio, e che sono potenzialmente candidate per dei reimpianti per far ripartire con successo questa coltura”.

Scoperte che rappresentano uno dei filoni di ricerca su cui il Cnr è impegnato, come spiega Donato Boscia, ricercatore dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr e coordinatore, insieme alla collega dello stesso istituto Maria Saponari, di alcuni progetti europei. “Nell’ambito delle attività di ricerca che stiamo sviluppando su Xylella fastidiosa, con i due progetti del programma Horizon2020, oltre a caratterizzare ulteriormente le caratteristiche biologiche e genetiche sia del batterio che del vettore, e l’epidemiologia, abbiamo iniziato anche a ricercare eventuali possibili soluzioni. Tra queste, una delle linee di ricerca che ci vede più coinvolti e che ha già dato qualche risultato preliminare è la ricerca di fonti di resistenza nell’ambito del germoplasma di olivo. Abbiamo già intercettato due cultivar che hanno dei caratteri di resistenza abbastanza interessanti: la ben nota Leccino e, più recentemente, anche la FS-17. In futuro – conclude Boscia – speriamo di allargare la gamma di cultivar resistenti perché abbiamo sotto osservazione oltre 300 diverse cultivar”.

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