Mag 2021


Una scoperta eccezionale, quella avvenuta al Circeo, nella grotta Guattari, dove sono stati ritrovati resti fossili di 9 individui di Neanderthal, la forma umana indigena europea che ha popolato il nostro sub-continente tra 300mila e 45mila anni fa, quando fu rimpiazzata, o più probabilmente, assorbita nella popolazione dei sapiens moderni, i nostri diretti antenati, originari dell’Africa.
La scoperta, coordinata dalla Soprintendenza archeologica del Lazio, in collaborazione con l’Università ‘Tor vergata’ di Roma, ha visto anche la partecipazione dei ricercatori dell’Istituto  di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr (Cnr-Igag) che, assieme  a studiosi dell’Ingv e dell’Università di Pisa e ‘Sapienza’ di Roma, hanno contribuito allo studio, definendo l’età e il contesto climatico e ambientale al tempo dei resti fossili umani rinvenuti nella grotta.
“L’aspetto che rende così eccezionale il rinvenimento di grotta Guattari è stata la possibilità di ottenere una datazione estremamente accurata e precisa di così tanti resti di Neanderthal, cosa che in Europa non ha pari”, spiega Biagio Giaccio, ricercatore Cnr-Igag che, assieme alla collega Simona Rosselli, ha partecipato allo studio.  “La maggior parte dei resti di Neanderthal è stata infatti rinvenuta in un pacchetto sedimentario molto sottile, soli 20-30 cm di sedimenti; alla base, nel mezzo e alla sommità di questo strato di sedimenti abbiamo rinvenuto una serie di croste stalagmitiche che, grazie alla tecnica radiometrica dell’uranio-torio, un geocronometro basato sui rapporti degli isotopi dei due elementi, hanno permesso di datare precisamente l’inizio e la fine della formazione del pacchetto di sedimento contenenti i resti”.

Queste datazioni permettono di collocare le ossa umane e delle altre specie animali, accumulate nella grotta da branchi di iene, in un intervallo temporale molto breve, di soli mille anni, tra 64mila e 65mila anni fa, verso la fine della prima significativa espansione dei ghiacciai dell’ultimo periodo glaciale. “Questi dati geocronologici offrono, quindi, l’opportunità più unica che rara di studiare l’anatomia e, si spera, la genetica di un cospicuo campione della popolazione di Neanderthal in una finestra temporale brevissima e cronologicamente ben vincolata; circostanze che pongono la Grotta Guattari tra i più importanti siti per lo studio delle dinamiche del popolamento neandertaliano europeo”, conclude Giaccio.

 

 

 

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