(Class – Cnbc) Il Cnr ha avviato un piano di rilancio con cui intende attrarre ricercatori dall’estero e trattenere quelli che ha al proprio interno, migliorandone le progressioni in carriera, ferme da ta tempo. Sulla soglia dei suoi cento anni, è in prima linea nella corsa italiana al nuovo, con sfida digitale, tech e di modello. Se ne parla con la sua presidente, Maria Chiara Carrozza, secondo cui l’Italia è in grado di innovare, ma su spinte individuali, in contrasto con il sistema. Il nostro è un paese con la maggiore riserva di patrimonio culturale, il cui sviluppo “può essere connesso con l’intelligenza artificiale, la robotica, le nuove tecnologie e le digital humanities. Quindi dobbiamo stare attenti ad avere un approccio generalizzato e non troppo specializzato in un unico settore”, spiega Carrozza. “Dobbiamo investire nella ricerca fondamentale, dall’elettrico alle batterie, ai nuovi materiali, l’idrogeno, il nucleare. Dobbiamo lavorare a tutto campo, perché non è facile capire quale sarà la tecnologia vincente del futuro. La tecnologia è il risultato della trasformazione di scienza in tecnologia. Quindi dobbiamo investire nella scienza”.
L’AI è, oltretutto, uno dei punti di forza della ricerca italiana. “Sarebbe un errore lavorare soltanto sull’ultimo miglio, pensando all’innovazione e all’applicazione. Conta avere giovani formati sulla ricerca delle basi della nuova intelligenza artificiale, sui nuovi algoritmi che si svilupperanno nel futuro”. Le nuove tecnologie basate sull’intelligenza artificiale occuperanno spazi sempre maggiori. Da qui la necessità di far capire quali sono i suoi fondamenti. “I nostri giovani devono padroneggiare gli strumenti, devono poter essere programmatori e inventori delle interfacce del futuro, non utilizzare quelle prodotte da altri”, conclude la presidente del Cnr.
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