Un team di scienziati ha scoperto, studiato e documentato l’affascinante vita dei cebi schiaccianoci in Brasile. Queste scimmie, della dimensione di un gatto, sono da anni oggetto di studio di un gruppo internazionale di ricercatori fra cui l’etologa Elisabetta Visalberghi dell’Istituto di scienze della cognizione del Cnr di Roma. “A dieci anni esatti dall’avvio del progetto EthoCebus, che mira allo studio del comportamento e dell’ecologia dei cebi che usano strumenti litici, ci è sembrato giusto festeggiare i tanti successi ottenuti documentandoli in un dvd che fosse interessante per un più vasto pubblico ma anche scientificamente rigoroso”, spiega la ricercatrice Istc-Cnr.
Il dvd, intitolato ‘The bearded capuchin monkeys of Fazenda Boa Vista’ (I cebi di Fazenda Boa Vista), autori la stessa Elisabetta Visalberghi e Alessandro Albani, è composto da cinque capitoli principali, Ecologia dei cebi, Utilizzo di strumenti litici, Cure parentali e comportamento sociale, Selezione e manipolazione del cibo e Come s’impara cosa e come mangiare, e altri tre specifici degli studi in campo. Primi giorni illustra gli albori della ricerca “quando dormivamo in tenda e non c’era elettricità, quando le scimmie si tenevano a distanza e non sapevamo di loro quasi nulla; erano i tempi in cui rischiavamo di fare un buco nell’acqua”, racconta Visalberghi. Esperimenti sul campo sull’utilizzo di strumenti illustra alcune ricerche innovative condotte in natura, “come siamo riusciti a dimostrare sperimentalmente che i cebi selezionavano i sassi con cui rompere le noci in base alla resistenza del materiale, al peso e non ad esempio alle dimensioni. Come li abbiamo pesati, e come abbiamo indagato la cinematica e la dinamica dei loro movimenti”, prosegue la ricercatrice. Uomo e ambiente, mostra le persone che vivono in quest’area e come deforestazione e agricoltura intensiva minaccino la sopravvivenza di queste scimmie.
Gli studi realizzati nell’ambito del progetto EthoCebus sono oggi un solido punto di riferimento in aree quali la primatologia e l’antropologia fisica. “Abbiamo, ad esempio, dimostrato che queste piccole scimmie, che hanno un antenato in comune con l’uomo che risale ad almeno 35 milioni di anni fa, usano strumenti con la stessa ‘destrezza cognitiva’ degli scimpanzé, da sempre considerati il modello d’elezione per lo studio del comportamento dei nostri antenati”, afferma Visalberghi.
Per saperne di più: www.ethocebus.net
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