Dopo cinque anni di viaggio nello spazio, la sonda Juno, impegnata nella straordinaria missione Nasa, ha raggiunto Giove. Nei prossimi 20 mesi, la sonda avrà il compito di esplorare le spesse nubi che avvolgono il pianeta, e creare una mappa del suo campo magnetico e gravitazionale.
L’arrivo della sonda spaziale Juno nell’orbita di Giove è anche un successo della ricerca italiana, visto che “a bordo della sonda sono utilizzati apparati realizzati da aziende e laboratori italiani: Agenzia Spaziale Italiana, Leonardo-Finmeccanica, Istituto Nazionale di Astrofisica, Sapienza di Roma e Thales Alenia Space Italia”. E’ il presidente del Cnr, Massimo Inguscio, a celebrare così l’approdo della missione Juno nell’orbita del grande pianeta Giove. “Le mie congratulazioni per questo splendido lavoro vanno a tutti i colleghi, in particolare a Roberto Battiston, Presidente dell’Asi” afferma Inguscio. L’Italia, osserva il presidente del Cnr, “si conferma un competitor di eccellenza in quelle frontiere più avanzate, dallo spazio alle tecnologie quantistiche, dalle quali attendiamo non solo fondamentali avanzamenti della conoscenza ma anche applicazioni e ricadute fondamentali per il miglioramento della nostra vita”.
“Juno e’ una missione storica che vede ancora una volta Nasa e Asi insieme alla ricerca di informazioni fondamentali per spiegare le origini del Sistema Solare”, dichiara il presidente dell’Asi, Roberto Battiston, in una nota. La missione, prosegue, “dimostra come la comunita’ scientifica italiana giochi un ruolo di primissima importanza, inoltre la partnership storica con la Nasa si e’ dimostrata una cruciale opportunita’ di crescita sia delle aziende che dei ricercatori italiani. Lavorare fianco a fianco con l’agenzia spaziale numero uno al mondo ha permesso un salto di qualita’ immenso per il sistema Paese, sia per la capacita’ tecnologica che per il nostro capitale umano”.
“Un altro grande risultato per l’Italia e per l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), che ha la responsabilita’ scientifica di Jiram, strumento made in Italy a bordo della missione Juno, ideato dal gruppo di ricerca guidato dalla nostra planetologa Angioletta Coradini, scomparsa cinque anni fa”, dichiara Nicolo’ D’amico, presidente dell’Inaf .
“E adesso arriva il bello: non vediamo l’ora di accendere i nostri strumenti e raccogliere i primi dati scientifici, che ci permetteranno di svelare molti aspetti ancora ignoti del piu’ grande e ostile di tutti i pianeti del nostro Sistema solare!”, concude Alberto Adriani, ricercatore dell’Inaf, principal investigator dello strumento Jiram.
Per saperne di più: www.nasa.gov/juno, www.asi.it, www.inaf.it
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