Mag 2022

Lo sviluppo delle nuove tecnologie e il diffondersi della cultura digitale in ogni ambito della vita hanno sicuramente rafforzato la creazione di una identità personale in Rete. “Con l’utilizzo dei social network e con le piattaforme dei giochi di ruolo noi vediamo smaterializzare la nostra identità in tante piccole particelle, che sfuggono al nostro controllo e possono legarsi con altre particelle di informazioni sul nostro conto create da altri”, spiega Valentina Amenta, dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr (Cnr-Iit) e responsabile unità legale di Registro.it. “Il diritto all’oblio digitale si incardina proprio qui come un diritto figlio dell’era digitale volto alla possibilità di controllare le proprie tracce e la propria sfera (privata e pubblica) online”.

Una variabile non facilmente gestibile in Internet è il tempo. “Come sappiamo il tempo gioca un ruolo essenziale: la persona è ciò che è in un determinato momento storico e l’identità muta con il tempo. Infatti accadimenti riportati su post, forum, video su youtube di una certa epoca possono non corrispondere più alla personalità di un soggetto in un diverso momento storico”, prosegue Amenta. “Come ormai è assodato Internet annulla lo spazio tempo. Sulla Rete cambia non solo la quantità, ma soprattutto la natura della comunicazione: le informazioni che circolano non sono solo tantissime, ma la differenza risiede proprio nella facile reperibilità di queste informazioni, che per la maggior parte delle volte risultano prive di fonte e decontestualizzate. Ecco perché si sente l’esigenza di un diritto all’oblio, inteso come “diritto ad essere dimenticati”, ovvero il diritto per il cittadino di pretendere la cancellazione di qualunque dato personale che circoli sulla Rete”.

Questo diritto all’oblio, però, si scontra, e deve trovare un bilanciamento, con diritti pre-esistenti, come il diritto di cronaca o il diritto all’integrità della persona umana. “Ad esempio, un profilo creato su un social network ha diritto ad esistere anche oltre la morte del soggetto? Guardando anche al diritto di cronaca, un’informazione di cronaca riguardante la mia persona, può essere cancellata se io lo richiedo? Oppure prevale il diritto del giornalista alla pubblicazione a rendere edotti i soggetti del fatto di cronaca? Queste sono tutte informazioni a cui le nuove normative stanno cercando di dare una risposta” sostiene l’esperta Cnr-Iit. ” Alcuni professori, tra cui Mayer Schonberger di Oxford, propongono una soluzione più tecnica, sia dal punto di vista culturale sia tecnologico. Il punto di vista tecnologico prevede il frazionamento temporizzato delle informazioni, quindi le informazioni rimangono sulla rete per un determinato periodo che viene deciso anche dal soggetto che le immette. Dal punto di vista della metodologia culturale, invece, si deve guardare alla cultura del digitale, quindi fin dall’infanzia cercare di erudire i bimbi, accompagnarli nella crescita per cercare di informarli ed educarli a non lasciare sulla rete così tante informazioni perché poi rischiano di perderne il controllo”.

” Considerata la comparsa di programmi di ricerca e di analisi sempre più performanti, non si può però che constatare che tale diritto, inteso come la cancellazione completa e definitiva dei dati, è spesso un concetto illusorio, perché anche se una informazione venga effettivamente cancellata dalla Rete qualsiasi individuo potrebbe averla scaricata e conservata nel suo pc rendendo la cancellazione nei fatti inefficace”, conclude Amenta.

 

 

 

 

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