Tradizionalmente il 21 aprile è considerata la data della fondazione di Roma. Secondo la leggenda nel 753 a.C. la vestale Rea Silvia, discendente di Enea, eroe troiano fuggito in Italia e fondatore di Lavinio, fecondata da Marte, genera Romolo e Remo. Essendo sacerdotessa deve abbandonarli e lo fa lasciandoli in un cesto di vimini sul Tevere, dove verranno salvati e allattati da una lupa. Cresciuti, decisero di fondare una città e mentre ne tracciavano i confini, Romolo uccise Remo, divenendo così il primo re di Roma.
“Il 21 aprile dunque divenne centrale per la cronologia romana: da quel momento le date furono sempre indicate ‘ab urbe condita’, dalla fondazione della città”, spiega Marco Arizza, archeologo del Centro interdipartimentale per l’etica e l’integrità nella ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Cid Ethics).
Durante l’età imperiale la ricorrenza fu celebrata regolarmente anche a scopo propagandistico, per mantenere vivo e amplificare il racconto delle origini dell’Urbe. “Nel IV secolo d.C., in una Roma in via di cristianizzazione, la ricorrenza di San Cesareo diacono e martire fu fissata proprio il 21 aprile, nel tentativo di soppiantare il culto pagano delle origini della città”, prosegue l’archeologo. “Bisognerà attendere il Risorgimento per vedere ripristinata la tradizione del festeggiamento della nascita di Roma, in particolare il 1849, quando Roma diviene Repubblica libera dal potere temporale del Papa”.
Nel 1924 Mussolini, allora capo del movimento fascista, proclamò il 21 aprile, quale festa ufficiale del fascismo, il ‘Natale di Roma – Festa del lavoro’. Nel 1945 fu cassato quel decreto, riportando quindi la festa del lavoro al 1 maggio e consegnando, nei fatti, il festeggiamento del 21 aprile alle cure capitoline.
Gli antichi credevano fortemente a questa leggenda, a questo mito, al punto tale da individuare dei luoghi che secondo loro erano i luoghi raccontati nel mito. “Il lavoro degli archeologi è proprio quello di cercare di ritrovare le tracce di questi luoghi per riconciliare la storia mitica e la vita quotidiana degli antichi”, afferma lo studioso. “Da un punto di vista archeologico tra i ‘luoghi della memoria’ più importanti legati al mito della fondazione di Roma vi è certamente il Lupercale: la grotta alle pendici del Palatino dove si credeva la lupa avesse allattato i gemelli trasportati lì dalla piena del fiume. Agli inizi del XVI secolo fu scoperta, proprio alle pendici del Palatino, una grotta-ninfeo decorata con conchiglie e pietre. Secondo Rodolfo Lanciani, grande esperto di archeologia a cavallo tra XIX e XX secolo, questa grotta poteva far pensare proprio al Lupercale mentre secondo altri studiosi doveva essere un ninfeo connesso a una ricca ‘domus’. Nel 2007 questa struttura fu portata di nuovo alla luce, riaccendendo dunque la discussione sulla pertinenza o meno con la leggendaria grotta”.
In tanta incertezza e tra molte controversie una cosa invece appare sicura. “Dopo migliaia di anni ancora oggi i cittadini della capitale – e non solo – festeggiano il 21 aprile il ‘Natale di Roma’, una festa che unisce tradizioni, religioni, miti e leggende attraverso eventi culturali e di rievocazione storica, con l’orgoglio di chi vive e abita una città che dimostra, anche per questo, di essere ‘eterna’, conclude Arizza.
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