A Ny Alesund, isole Svalbard, Norvegia, anche l’orso polare, padrone indiscusso di queste lande desolate e gelide, si muove con difficoltà. Non paga solo la caccia indiscriminata dei decenni scorsi, ma è vittima, anche lui, dei cambiamenti climatici. A nulla gli vale essere un animale maestoso, all’apice della catena alimentare. In queste immagini, riprese da Marco Casula dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) di Venezia, lo vediamo aggirarsi in quegli spazi dove un tempo viveva e cacciava abitualmente, quando c’era del ghiaccio marino che negli ultimi 50 anni, nella stagione estiva è diminuito del 40%. Oggi si contano in tutta l’area delle Svalbard 3000 orsi.
Casula, tecnico nella Base Dirigibile Italia del Cnr nell’arcipelago norvegese, è già noto alle cronache per essere stato, nell’aprile del 2020, l’unico italiano a ritrovarsi isolato proprio qui alle Svalbard, uno dei due luoghi al mondo allora non toccati dal Covid-19, quando il nostro Paese era fermo per il lockdown. Oggi è riuscito a riprendere un orso polare da posizione abbastanza ravvicinata alla base e a inviarci queste immagini inedite.
Gli orsi polari sono animali estremamente intelligenti, astuti, perfettamente adattati a sopportare le condizioni ambientali estreme del polo nord. Riescono a nuotare fino a un centinaio di km senza fermarsi, hanno un olfatto estremamente sviluppato con cui localizzano le foche. Le prede preferite, dotate di una carne grassa da cui prendono l’energia per sopravvivere, ma che fanno sempre più fatica a cacciare, ripiegando su renne, uova e quant’altro. Si tratta di ulteriroi campanelli di allarme, frutto dello scioglimento dei ghiacciai, che mettono a rischio di estinzione la sopravvivenza di questi grandi mammiferi.
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