Mar 2017

Dopo un lungo periodo di stasi, in ambito legislativo, oggi, per le mamme ricercatrici, ma non solo, sono a disposizione nuove tutele e opportunità per gestire al meglio anche gli impegni familiari.

“I decreti attuativi della legge 2015, art.14,  prevedono l’obbligo di ampliamento del telelavoro in tre anni dal 3% al 10% e la sperimentazione di nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa anche al fine di migliorare la tutela nelle cure parentali”, spiega Gabriella Liberati, presidente del Comitato unico di garanzia (Cug) del Cnr, l’organismo di riferimento per tutte le problematiche attinenti alle questioni di parità e di pari opportunità. “Il Cnr accelera la sperimentazione con un accordo che, a partire dal 2017, prevede il 10% e si pone come esempio e capofila per gli Enti di Ricerca e Amministrazioni Pubbliche”.

Lo smart working, o lavoro agile, è la vera novità, una modalità flessibile di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato ma che presenta, nella flessibilità connessa ad orario e postazione, caratteristiche per alcuni aspetti simili al lavoro autonomo. Questa modalità lavorativa prevede fino a 8 giorni di lavoro flessibile al mese, senza dover concordare necessariamente la postazione di lavoro. “Il ‘lavoro agile’ è reso possibile soprattutto e grazie all’utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa ed eseguito con alcuni limiti di durata massima dell’orario giornaliero e settimanale derivante dalla legge e dalla contrattazione collettiva”, commenta la presidente del Cug-Cnr. Queste nuove modalità lavorative si accompagnano all’obbligo del congedo parentale maschile, nel caso di richiesta da parte della coppia. Una norma con cui il legislatore ha voluto affermare, nell’ottica di favorire l’occupazione femminile, il principio di paternità responsabile e condivisa”.

L’uso e l’integrazione tra gli strumenti giuridici a disposizione, nonché l’indirizzo rivolto alle Amm.ni pubbliche di favorire l’implementazione di asilo-nidi aziendali, anche tramite apposite convenzioni, possono costituire un valido sostegno soprattutto durante la maternità. “Le statistiche da noi effettuate dimostrano che il periodo in cui le donne ricercatrici producono di meno, in termini scientifici, è durante la fascia di età tra i 35 e 40 anni circa”, conclude Liberati. “Grazie alla capacità di ottenere finanziamenti, come quelli ottenuti tramite Horizon 2020, sono stati avviati, dal nostro Ente, numerosi progetti per la costruzione di asili nido e ludoteche che dovranno essere implementati nei prossimi anni”.

Per maggiori informazioni www.cug.cnr.it

 

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