Dic 2022

Michelangelo Balestrieri è un imprenditore ittico che svolge la propria attività in un territorio cosiddetto ‘difficile’, a Bagheria, provincia di Palermo. Per l’esattezza nella piccola frazione di Aspra, dove ha fondato, insieme al fratello Girolamo, il Museo dell’acciuga e delle arti marinare. Un piccolo scrigno che raccoglie oggetti legati al mondo della pesca alle acciughe, appartenuti alla sua famiglia, ma anche provenienti da opifici di tutta la Sicilia. Lo abbiamo incontrato a margine di una missione per realizzare un servizio della WebTv sul Progetto bilaterale Cnr-Jsps. Vi collabora la nostra ricercatrice Roberta Varriale, dell’Istituto di studi sul Mediterraneo (Ism). L’obiettivo è quello di individuare nell’entroterra del territorio siciliano luoghi che possano attrarre turismo fuori dai soliti giri. Il Museo ci è sembrata una tappa che bene sintetizza questi sforzi.

Visitarlo non è soltanto un modo per conoscere storie di gente di mare. Tra le sue pareti rivive la memoria di azioni passate che insegnano, non solo ai bambini, i principali visitatori, la legalità. Tra i reperti in  mostra, ad esempio, c’è l’elica del peschereccio utilizzato dai mafiosi per recuperare le bombe lasciate dagli americani nel Golfo di Palermo, riutilizzate per recuperare la polvere da sparo con cui sono stati realizzati gli attentati a Falcone e Borsellino. “L’abbiamo messa qui perché quest’elica ha girato a favore della mafia per tanto tempo, ma poi la coscienza dei siciliani, dei bambini soprattutto, l’ha fatta girare al contrario, siamo nella giusta strada”, racconta Balestrieri, che nel 2015 è si è opposto al ‘pizzo’ con pubblica denuncia.

“Inizialmente questo museo nasce per custodire gli strumenti tradizionali della lavorazione del pesce, le latte antiche delle industrie siciliane. Man mano si sono però creati questi percorsi esperienziali, stanza dopo stanza, con le storie che ci hanno lasciato i bambini a cui abbiamo raccontato le storie dei pescatori. Qui i visitatori diventano attori, provano direttamente come si sala il pesce, e così si rivive assieme l’antica storia della tradizione marinara siciliana. Poi, dato che questo racconto si dimostrava in grado di lanciare un bel messaggio ai ragazzi, abbiamo pensato di utilizzarlo anche per raccontare altro: la legalità”.

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